Cinzia Tedesco, la stella del jazz si racconta: "Amo vivere il mio sogno"
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Incontrare Cinzia Tedesco, la cantante jazz a livello internazionale è stato un colpo di fortuna. Sapevo che in Italia e all'estero era molto amata, ma non conoscevo la sua vita, i suoi progetti, i suoi sogni. E che abitasse a Roma, nel mio quartiere. Giovane, carina, elegante, è sempre in giro per il mondo, dove è stata riconosciuta come il personaggio musicale che ha ottenuto più riconoscimenti e premi per il suo lavoro. Ne citiamo alcuni: “Ambasciatrice del Centro internazionale di Pace ad Assisi (Onlus riconosciuta dall'ONU), Premio Internazionale Eccellenza Italiana assegnato a Washington dalla Fondazione E-Novation, Ambasciatrice di Federitaly nel mondo per la diffusione della cultura musicale italiana. Ma lei, è rimasta semplice, è una che non si è montata la testa, questo è il pregio delle donne intelligenti che sanno di essere importanti, senza bisogno di mettersi in mostra. La incontriamo con un appuntamento preso qualche giorno prima e dopo un caffè, cominciamo la nostra chiacchierata.
Cinzia ha ottenuto tanti successi anche all’estero. Ma essere donna oggi non è facile, come è riuscita a vincere in un mondo che appartiene sempre più agli uomini?
“Non è stato facile, ma quando dai valore ad un impegno costante, forte e incisivo in cui credi, ti da la carica umana ed emozionale, per andare avanti”.
Infatti, le donne oggi hanno coraggio, si vince anche così. Il pubblico in Italia e all’estero le da ragione, e ama la sua voce: lo considera un privilegio?
“Ci sono stati anni di sacrifici, di notti senza sonno, di preoccupazioni per arrivare sino qui. Ma, quando salgo sul palco mi consumo felicemente, cerco un contatto quasi fisico con il pubblico, gli artisti vivono di questo. Non c'è ritorno economico che può compensare questo tipo di emozioni, amo vivere il mio sogno”.
A proposito di sogni, a che età ha cominciato a cantare?
“Sin da bambina. Mio padre che cantava con il suo gruppo musicale si è accorto della mia voce. Gli piaceva, mi ha aiutato e mi ha fatto studiare. Andavo molto bene a scuola, ma ero bullizzata, perché pesavo alcuni kili in più, è stato terribile. Mi chiedevo come avrei potuto superare quei momenti, trovare il modo di migliorarmi, di essere me stessa. Stare sul palco mi aiutava molto, lì dimenticavo tutto perché avevo un carattere competitivo. Ho continuato a studiare e oltre al canto ho preso una laurea in Informatica con il massimo dei voti, obbedendo ai canoni della vita. Mi sentivo una giovane donna capace di combattere la vita”.
Erano anni difficili, ma qualcosa di nuovo cominciava ad arrivare...
“Infatti stava cambiando molto dagli anni di mia nonna e mia madre, anni difficili in cui le donne non erano libere di emanciparsi”.
Anche nel campo musicale credo siano cambiate molte cose: ci fa un esempio?
“Il contesto è nella logica del business. Oggi c'è la tendenza a dare spazio spesso a uomini e donne che non sono solo artisti, ma anche personaggi. Si guarda ad un mondo giovane che non viene educato alla bellezza, alla capacità di mettersi in gioco, con coraggio e sacrificio. Niente arriva per caso, ci devi credere”.
Come è accaduto a Bob Dylan. Nei cinema c'è un film dedicato a lui, e mentre non era ancora in programma, lei ha anticipato l'idea facendo uno spettacolo su di lui, giusto?
“Sì, “Le voci di Bob Dylan”, uno spettacolo multimediale per raccontare Bob Dylan. Si intrecciano momenti teatrali e di doppiaggio dal vivo curati da Angelo Maggi (celebre voce, tra i tanti, di Tom Hanks e Denzel Washington nel film Hurricane e che sul palco da voce a Dylan). Io canto le celebri canzoni di Dylan e presto la mia voce a Joan Baez, una donna che aveva avuto tutto e che è diventata anche l'icona di un amore sbagliato in cui aveva creduto. Parla del suo Dylan con affetto immutato dal tempo che fugge. Siamo stati in tour da Milano a Roma e Napoli, e il primo Marzo saremo al Teatro Orfeo di Taranto, mia città natale, dove spero, anche qui, di avere il sold out”.
L'amore è un sentimento che non si dimentica. Lei sta scrivendo nuovi brani, uno su Paolo Borsellino: è stato difficile in questa Italia dalla memoria corta?
“Si, ma per questo progetto ho già ricevuto il Patrocino dal Centro Studi di Paolo e Rita Borsellino alla canzone che ho intitolato 'Alle Cinque', numero tristemente evocativo del tragico attentato. Ricorda anche l'abitudine di Borsellino di svegliarsi alle cinque del mattino per 'fregare il mondo con due ore di anticipo, come diceva lui. Il testo è scritto da me e Giovanni Soldani, la musica è mia e gli arrangiamenti sono curati da me e dal maestro Roberto Guarino”.
Sotto una luce diversa o realistica?
“Abbiamo guardato Borsellino non solo in veste di uomo delle istituzioni, ma anche nel suo modo di essere semplicemente Paolo. Ovviamente, canto queste canzoni con rispetto ed emozione”.
Cinzia, prima di chiudere, c'è qualcosa che voleva fare e che non ha fatto? Non mi sembra una che demorde, che lascia in sospeso un progetto in cui crede. Sbaglio?
“No, affatto. Mai mollare è il mio motto. Dopo il tour in Brasile, Norvegia, Germania e Bulgaria adesso vorrei portare la mia musica all'Expo Universale di OSAKA e amerei poi ritornare a Milano, città dove sono sempre stata accolta da un pubblico entusiasta, colto e affettuoso”.
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